La lavorazione del vetro ed il ricordo di una vita vissuta con la passione del Cristallo addosso
Frasi come oggi nel vetro ci sono i puntini oppure i sassi, oggi nel vetro c’era la corda per altre vetrerie intesa come sciroppo, o anche all’infuori del vetro in questo articolo c’è di tutto, sono frasi che per i più sono senza alcun senso, ma per noi veri vetrai rappresentano la quotidianità con cui si affronta le giornate lavorative ed i problemi da risolvere.
Poco importa la storia della vecchia vetreria: oggi c’è da produrre al di sopra dei problemi e magari “rabberciare” una giornata iniziata male, già, perché il cristallo tutti i giorni non è uguale, oggi è bulicoso ovvero pieno dei famosi puntini (non altro che microscopiche bolle d’aria) che non consentono lo svolgimento ideale della giornata, e così via di braccio mettendo in evidenza quelle frasi e quei modi di fare che accompagnano la vita del vetraio sino alla pensione.
Poco importa la parte commerciale o la parte tecnica, oggi dobbiamo produrre al massimo delle nostre possibilità, entrare nei problemi e risolverli perché noi siamo vetrai ed il risultato arriva al termine di giornate impegnative. La sabbia viene scaricata, viene fusa ed i nostri prodotti escono scatolati ed arrivano in tutte le parti del mondo: è qui la vera soddisfazione.
Sì, lo ammettiamo, è una ovvietà ma non così ovvia: trasformare e produrre a mano libera oggetti che poi saranno venduti in tutte le parti del mondo in pieno stile “made in Italy” è un riconoscimento impresso sul nostro petto per puri meriti conquistati sul campo, un tatuaggio che ci riempie di orgoglio.
Nella vetreria, immaginate di essere davanti al forno, c’è una piazza (intesa come un gruppo di persone e non un luogo fisico) che preleva il cristallo dal forno con una canna e lo soffia dentro uno stampo, tutto troppo facile per essere spiegato in così poche parole. Le canne sono messe a scaldare dentro al forno, ma lo sapevate che se non si riscalda il morso (estremità robusta della canna da soffio) della canna il cristallo non ci sta attaccato?
La serva è un aggeggio che serve appunto per sostenere la canna davanti al forno, non chiedeteci come mai è chiamata così, è un nome che abbiamo ereditato dai vecchi vetrai, quando la canna è diventata rossa il vetraio la raffredda immergendola nell’acqua mentre con il pollice chiude l’altra estremità (lo sapevate che così facendo il tubo della canna non si scalda?) ed da lì inizia il prelievo del cristallo: inizialmente si fa una pallina inserendo e poi roteando la canna dentro il bagno vetro, quando si esce con la canna dal forno il vetraio stacca l’ultimo filo di cristallo facendo un movimento tutto proprio ed indescrivibile, all’interno della massa fusa con una piccola quantità di cristallo, successivamente la “strappa” (la soffia leggermente per evitare che il foro della canna si otturi, altro termine da tenere in evidenza) e poi la maioscia e così via fino ad ottenere una sfera completamente circolare sagomata dalla controforma in legno (di pero o ciliegio detto maioscio).
Le palline si ricoprono su se stesse sino ad ottenere una quantità di cristallo necessaria per soffiare l’oggetto nello stampo. Il soffio non è il solo modo di lavorare il cristallo ma è anche l’unico più semplice più intuitivo e più ingegnoso con cui l’uomo può produrre oggetti di cristallo.